Negli ultimi anni si assiste sempre più spesso ad acquisizioni milionarie di piccole aziende, spesso ancora in fase di startup, da parte di grandi aziende. Ogni volta che accade sono incuriosito dalla questione e cerco sempre di indagarne le ragioni.

Facciamo qualche esempio.

Ad inizio anno Sony e Bungie Studios hanno concluso l'accordo del valore di 3,6 miliardi di dollari, che ha ufficialmente portato la casa di Destiny nella galassia dei PlayStation Studios. Tutti conoscono il colosso tecnologico giapponese Sony, ma per chi non la conoscesse, Bungie Studios è invece un'azienda di videogiochi statunitense (in passato già acquisita e rivenduta da Microsoft) famosa per i videogiochi Halo e Destiny.

Microsoft ha recentemente annunciato l'acquisizione di Activison Blizzard per 68,7 miliardi di dollari. Cifra record. Anche in questo caso, la preda è una azienda statunitense creatrice di videogiochi, sviluppatrice ad esempio del famoso Call of Duty.

In passato si ricordano le acquisizioni di Linkedin da parte di Microsoft per 26 miliardi di dollari, quella di WhatsApp da parte di Facebook per 19 miliardi di dollari, di Skype acquisita da Microsoft per 8,5 miliardi di dollari, o ancora, Google che compra Nest Labs per 3.2 miliardi e Youtube per 1,3 miliardi di dollari.

Tanto per rimanere in Italia, nel solo 2021 sono state concluse 1.093 operazioni di fusione ed acquisto tra aziende, per un valore complessivo di oltre 96 miliardi. Briciole in confronto ai numeri americani. Ma nel mondo siamo una briciola.

Ma torniamo alla questione: quali sono le ragioni di tutte queste costose operazioni societarie?

La prima motivazione che mi viene in mente è che nei mercati finanziari c'è un sacco di liquidità. Le grandi aziende - i cui proprietari sono di fatto i 2/3 maggiori fondi d'investimento mondiali, che operano praticamente il regime di monopolio nell'economia globale, magari ne parleremo in un prossimo post - hanno una disponibilità di spesa pressoché illimitata. Questa quantità enorme di denaro deriva sia dagli inimmaginabili ricavi mondiali che producono quotidianamente, sia dalle scelte delle banche centrali di USA e Europa che hanno inondato di liquidità i mercati finanziari. Liquidità che non è finita nelle tasche dei cittadini, ma nelle pance dei grandi fondi d'investimento. Liquidità che ha portato, si dice, ad una bolla finanziaria destinata prima o poi a scoppiare. Ma questo è un altro discorso.

Una seconda ragione sta nella possibilità di entrare in maniera rapida in nuovi mercati. Alcune grandi aziende vedono  l'acquisto di startup come un modo immediato per espandere la propria attività in nuove aree o settori. Questo risulta estremamente vantaggioso, poiché le startup in genere hanno idee innovative che possono aiutare un'azienda a rimanere all'avanguardia. Le grandi aziende, nonostante siano le uniche a praticare l'innovazione, sono spesso dei pachidermi lenti a muoversi. Molto più semplice e poco faticoso entrare in un nuovo mercato acquisendo direttamente l'azienda più giovane e dinamica.

Accade talvolta che una nuova azienda, piccola, veloce ed innovativa, minacci il settore in cui opera la grande azienda. La grande azienda può vedere la startup come una minaccia, in quanto la piccola potrebbe avere idee innovative che potrebbero far perdere clienti o importanti quote di mercato. Se ho tanti soldi da spendere, la soluzione migliore potrebbe quindi essere quella di comprare il potenziale concorrente, prima che diventi grande. A quel punto, risolvo il problema della concorrenza ed ottengo che nel mio business incorporerò un nuovo prodotto o servizio innovativo. E magari pure una ventata di innovazione in azienda.

Ci potrebbe essere, inoltre, il fatto che una startup che si sta facendo notare sia sicuramente innovativa e lungimirante, il che può essere vantaggioso per le aziende più grandi che potrebbero cercare ciò che manca loro: la spensieratezza ed il coraggio di innovare. Se l'azienda è in ritardo o il ciclo del prodotto si sta avvicinando alla sua pendenza verso il basso, l'acquisto di una startup potrebbe rivelarsi un ottimo modo per riaccendere la crescita e per mettere al sicuro quote di mercato e profitti.

Un'altra motivazione potrebbe essere di natura strategica. Pensiamo, ad esempio, che le prospettive future siano nello sviluppo e nella crescita del metaverso e della realtà virtuale. Chi meglio di un'azienda specializzata in videogiochi potrebbe già avere tutte competenze e capacità di creare mondi virtuali? Questo è, a mio avviso, quanto accaduto per le acquisizioni di Bungie Studios e Activison Blizzard. A ciò si aggiunge che tanto Microsoft, quanto Sony, sono già leader nel mercato delle piattaforme di videogioco con XBox e PlayStation, quindi, comunque, già impegnate attivamente nel settore ludico. Da queste acquisizioni potranno quindi averne benefici anche per il loro mercato.

In ultimo, gli acquisti potrebbero semplicemente essere dovuti dalla convenienza economica. Avendo la disponibilità economica, è preferibile investire in un nuovo progetto, magari non avendo nemmeno in casa tutte le competenze, oppure rivolgersi al mercato, comprando chi ha già dimostrato di saperci fare e di essere già avanti con il progetto? Non solo l'acquisto può accelerare la crescita all'interno di una grande azienda, ma alla fine può anche essere molto più economico. E' magari più economico comprare una startup di quanto sarebbe costruirla o sviluppare una nuova tecnologia da zero. La maggior parte delle aziende che acquistano startup le stanno acquistando in modo da non dover sviluppare gli stessi prodotti internamente in un lasso di tempo molto più lungo, con costi e esito incerti.

Vorrei concludere con un pensiero che ho salvato nella mia mente nel corso di una interessante chiacchierata con un grande imprenditore italiano, di cui non farò il nome, molto attivo negli Stati Uniti ed in Cina. Si stava parlando del diverso approccio nel "fare impresa" in Italia, rispetto agli Stati Uniti. Ricordo bene le sue parole:

"Qualche anno fa è morto Steve Jobs. E qualche anno fa è morto Gianni Agnelli." "Ok" "Bene. Ti risulta che alla guida di Apple ci sia un figlio o nipote di Jobs? In America chi apre un'impresa ha come obiettivo ultimo quella di rivenderla e di farci più soldi possibile. Non si pensa ai figli. In Italia le imprese si ereditano. E non è detto che i figli siano come i padri. Negli USA l'approccio è imprenditoriale, in Italia è ancora feudatario".

Parole sante.