Ma cos'è questo design thinking?

Il design thinking è un approccio alla risoluzione creativa dei problemi. E' un punto di vista originale e filosofico alla soluzione di criticità complesse ed ambigue. La criticità e l'ambiguità non riguardano solo le cause stesse del problema ma anche le possibili soluzioni.  Potrebbe anche essere definito come una sorta di tecnologia sociale,  un metodo di lavoro che utilizza strumenti, intuizioni e soluzioni creative allo scopo di permettere ad un gruppo di persone, meglio se diverse tra loro, di trovare soluzioni innovative ai problemi individuati.

Il primo a parlare di Design Thinking fu l'economista e psicologo americano, nonché Premio Nobel in Economia nel 1978, Premio Turing nel 1975 e docente al MIT di Boston, Herbert Simon nel suo articolo "Sciences of the artificial" del 1969. Nei suoi studi Simon si dedicò ad applicare la teoria dell'informazione alla psicologia, in particolare ricercando le procedure seguite dal soggetto umano nella soluzione di problemi. Fu uno dei pionieri dell'innovazione, ritenendo fondamentale l'importanza della definizione del problema e della creatività nel cercarne le soluzioni. Tra le altre materie, Simon si dedicò, tra i primi, alle tematiche dell'intelligenza artificiale."Molte business school si concentrano unicamente sullo sviluppo di competenze  analitiche sottovalutando la dimensione creativa”, scrisse una volta, ponendo l'attenzione sul fatto che una certa dose di creatività e fantasia rimane indispensabile anche nei lavori e nelle professioni più analitiche.

Il termine design thinking (DT) è stato poi ripreso agli inizi degli anni 90 da David Kelley e Tim Brown, docenti di ingegneria meccanica alla Stanford University. Con loro prese piede nelle aziende del settore meccanico , uno dei settori produttivi più analitici e metodici, una metodologia di progettazione aperta alla creatività In seguito l'approccio design thinking venne usato e divenne di moda nella Silicon Valley e nelle aziende del settore informatico.

La definizione classica di design thinking, quella che si ritrova in molti libri è la seguente: "il design thinking è un processo iterativo per risolvere problemi complessi. Nel design thinking cerchiamo di comprendere l'utente, sfidare le assunzioni iniziali e ridefinire i problemi nel tentativo di identificare strategie e soluzioni alternative che potrebbero non essere immediatamente evidenti con il nostro livello iniziale di comprensione".

Il design thinking si basa sull'empatia, perché permette di porsi dal punto di vista di chi il problema lo vive sulla propria pelle, ma utilizza anche l'immaginazione, la creatività, la curiosità,  sulla voglia di sperimentare il nuovo. Serve quindi il coraggio di osare, di trovare e percorrere nuove strade, sapendo magari che alcuni di questi tentativi potrebbero rivelarsi dei vicoli ciechi. Nel design thinking si fa molto uso del pensiero laterale, del pensiero divergente, che però, in quanto elaborato dal gruppo, finisce per portare ad un approccio convergente delle idee. L'approccio è quindi molto differente dal classico e tradizionale metodo di risoluzione dei problemi, quello analitico, logico e che, questo è un grande limite, parte dando per scontato il problema. Nel design thinking il problema non si da mai per scontato, anzi, al contrario, rientra a pieno titolo nell'analisi creativa.

In definitiva, appare chiaro come il design thinking è un modo diverso di approcciarsi alle difficoltà e di provare a risolverle. Necessita di un'apertura mentale, spesso di un vero e proprio cambio di mentalità, che però, a detta di chi l'ha sperimentato, apre mille porte e permette pure di farlo divertendosi.

Possiamo identificare le basi portanti di questa nuova forma creativa di risoluzione dei problemi:

  • serve empatia, in quanto, per riprogettare un processo in azienda, non posso non partire dal chiedermi cosa i miei colleghi abbiano bisogno, cosa è importante per loro e cosa vorrebbero per poter svolgere il loro lavoro nella maniera migliore. Utilizzare l'empatia significa quindi porsi nei panni dei colleghi, cercando di capire la loro visione, le loro difficoltà ed i loro bisogni; significa individuare le barriere, gli ostacoli, i problemi che incontrano. E' necessario parlare con queste persone, passare del tempo assieme, affiancarsi nel lavoro quotidiano, per capire come lavorano e come potrebbero lavorare in maniera diversa, più efficace e con più soddisfazione.
  • serve progettare assieme, perché la ricerca delle possibili soluzioni deve essere stimolata in tutti, creata assieme. Le soluzioni devono essere pensate e decise assieme a coloro che saranno poi gli utilizzatori finali. Nessuna soluzione calata dall'alto potrà mai facilmente essere accettata. E, lo sappiamo tutti, il cambiamento è sempre un momento di forte criticità, specie sul lavoro.

Riuscire a sviluppare delle soluzioni mediante il design thinking permette di unire le persone, creare e rafforzare il team. L'aver imparato e sperimentato questa metodologia potrà poi rivelarsi utilissimo anche per rafforzare i legami tra le persone,  sia in ambiente lavorativo che nella vita di tutti i giorni. Sviluppare la creatività, l'empatia, l'immaginazione e la flessibilità permette di adattarsi in maniera positiva alle cose che accadono, aiuta a guardare ogni questione, anche quotidiana, con occhi diversi.

Il design thinking permette di capire quali sono i bisogni che non sono soddisfatti e di ideare soluzioni differenti, innovative. Perché per innovare si deve partire pensando ad un mondo diverso da quello che è, cercando soluzioni diverse a problemi noti oppure ricombinando soluzioni esistenti per risolvere nuovi problemi.