In queste settimane ho iniziato a prestare attenzione alle notizie dei piani di licenziamento massicci annunciati dalle grandi compagnie multinazionali, soprattutto del settore hi-tech e web.

Il primo annuncio che ricordo è stato fatto da Amazon, che nel novembre 2022 aveva annunciato l'intenzione di licenziare 10.000 dipendenti su un totale di quasi 1.5 milioni di lavoratori in forza. In questi giorni la conferma che perderanno il lavoro non 10.000 dipendenti ma 18.000.  Amazon ha chiuso il terzo trimestre 2022 con ricavi per 127,1 miliardi di dollari, sotto i 127,46 miliardi attesi dal mercato. Il gruppo aveva quindi tagliato all'interno di una forchetta compresa tra 140 e 148 miliardi di dollari le stime di fatturato per il quarto trimestre, contro i 155,15 miliardi stimati dagli analisti. L'utile netto del terzo trimestre 2022 è sceso a 2,9 miliardi, 0,28 dollari per azione, con un calo di circa il 9% rispetto allo scorso anno. Dopo questi annunci le azioni Amazon hanno iniziato a perdere circa il 20% spinte dalla previsioni cupe sulla crescita del fatturato nel 2023. Tra i motivi del rallentamento del giro d'affari l'alta inflazione e il ritorno dei consumatori ai negozi fisici dopo il boom delle vendite on line durante i lockdown imposti dalla pandemia di coronavirus. Quindi: gli utili sono comunque elevatissimi, ma una previsione di calo del fatturato comporta a catena la decisione di recuperare il margine licenziando parte dei dipendenti.

Una prima considerazione: azienda in ottima salute, in posizione dominante sui propri mercati, che apre filiali ed hub in ogni paese, che si vanta di essere sostenibile, di essere green ed in prima fila nel rispetto dei parametri ESG. Basta una flessione minima delle previsioni di fatturato, dopo che lo stesso era esploso proprio grazie alla sedicente "pandemia" ed ecco che magicamente si lasciano a casa 18.000 persone.  Non è la sola. Anzi, è in ottima compagnia.

Elon Musk entra in Twitter e licenza via email circa la metà della forza lavoro dell'azienda, qualcosa come 7.500 persone. Poi abbiamo Meta, la holding di Facebook, che licenzia 11.000 dipendenti, circa il 13% dei propri dipendenti.

La scorsa settimana tocca a Microsoft con il CEO Satya Nadella che ha detto ai propri dipendenti che la società taglierà 10.000 posti di lavoro tra oggi e la fine di marzo, circa il 5% della forza lavoro su oltre 220.000 persone, citando la necessità di "allineare la nostra struttura dei costi con le nostre entrate e dove vediamo la domanda dei clienti".

Salesforce, che ha migliaia di dipendenti nella regione di Seattle, ha recentemente tagliato il 10% del suo organico. In una lettera ai dipendenti il CEO di Salesforce Marc Benioff ha affermato che i tagli sono stati guidati da un ambiente economico "impegnativo" in cui i clienti "stanno adottando un approccio più misurato alle loro decisioni di acquisto". "Ho pensato molto a come siamo arrivati a questo momento", ha aggiunto Benioff. "Mentre le nostre entrate acceleravano a causa della pandemia, abbiamo assunto troppe persone che hanno portato a questa recessione economica che stiamo affrontando, e me ne assumo la responsabilità".

Ieri leggo che pure Alphabet.inc, holding di Google, ha annunciato che taglierà circa 12.000 posti di lavoro, oltre il 6% della sua forza lavoro globale, diventando l'ultimo gigante tecnologico a ridimensionarsi dopo anni di abbondante crescita e assunzioni. La riduzione dell'organico di Google segue la pressione degli investitori per adottare una strategia più aggressiva per frenare la spesa. "L'azienda ha troppi dipendenti e il costo per dipendente è troppo alto", ha detto l'amministratore delegato di TCI Fund Management, uno dei fondi investitori della società, Chris Hohn, osservando che l'organico di Alphabet è aumentato del 20% all'anno dal 2017.

"Questi sono momenti importanti per affinare la nostra attenzione, riprogettare la nostra base di costi e indirizzare il nostro talento e capitale verso le nostre massime priorità", ha scritto Sundar Pichai, CEO di Alphabet, nell'e-mail che annunciava i tagli. Ha proseguito dicendo che la società ha una "sostanziale opportunità di fronte a noi" con l'intelligenza artificiale, un'area di investimento chiave in cui Google sta affrontando un'impennata della recente concorrenza.

In questi mesi molte altre aziende tecnologiche nella Silicon Valley stanno ridimensionando la propria forza lavoro. Sono in gran parte aziende che grazie ai lockdown ed alla pandemia sono cresciute in maniera fortissima in questi ultimi tre anni, soprattutto riguardo al fatturato ed agli utili. Le previsioni economiche non sono buone. Le tecnologie di intelligenza artificiale sono pronte per iniziare la sostituzione dei lavoratori con gli algoritmi. E' partito il passaggio al progetto di Industria 5.0.

La mia opinione è che non si salverà nessuno. Mi riferisco alle persone, ai lavoratori, alle piccole medie aziende. Non alle multinazionali. Le grandi multinazionali tecnologiche hanno utilizzato la tecnologia per creare un mondo in cui senza tecnologia non è più possibile vivere. La tecnologia di cui siamo schiavi è la fonte principale del fattore produttivo del futuro, in un loop infinito che si autoalimenta: i dati. I dati sono diventati il quarto fattore produttivo, dopo i classici terra, lavoro e capitale.

Ho sempre affermato che esiste una correlazione inversa tra libertà e tecnologia. Più aumenta la dipendenza dalla tecnologia più ci priviamo della nostra libertà. Non c'è scampo. Una volta che le persone iniziano ad utilizzare un'innovazione tecnologica la tendenza è di diventarne dipendenti. Si abituano ad averla, iniziano ad apprezzarla anche se non se ne rendono pienamente conto, se non fino al momento in cui questa non è più, magari momentaneamente, utilizzabile. L'assenza crea la percezione del bisogno indispensabile. Faccio spesso l'esempio delle tecnologia delle nostre automobili. Ho iniziato a guidare con il cambio manuale, senza aria condizionata, senza alzacristalli elettrici, senza telecamere e sensori di parcheggio, senza airbag o ABS o sistemi di antislittamento. E sono andato ovunque, con le mie vetuste auto analogiche. Mi hanno sempre portato ovunque. Ora rinuncerei a fatica a tutto questa tecnologia. Non è indispensabile, ma mi ci si sono talmente abituato che non ho più voglia o intenzione di vivere senza. Mi fermerei al semaforo dimenticando di premere la frizione e probabilmente avrei bisogno di far scendere il passeggero per aiutarmi a parcheggiare in retro senza sbattere (si, proprio come le coppie anziane!).

Le tecnologie provocano dipendenza. E quando le persone finiscono per diventarne dipendenti, è lo stesso sistema che ne diventa schiavo. Il sistema inizia quindi a muoversi in un'unica direzione, quella di cercare di migliorarsi, di rimpiazzare le tecnologie con qualcosa di sempre più nuovo ed avanzato. Si investono soldi, ci creano innovazioni. La tecnologizzazione a quel punto ha preso il sopravvento. Ne siamo diventati schiavi. Ed essere schiavo implica aver perso le proprie libertà. Forse il problema è che ne siamo consapevolmente inconsapevoli e bramiamo sempre più tecnologia, come la mia gatta con le scatolette di cibo al tonno.  

Tutto questo cosa c'entra con i licenziamenti?

C'entra eccome.  E l'AD di Google l'ha detto apertamente: le aziende si stanno concentrando sull'intelligenza artificiale (IA). L'IA sostituirà il lavoratore La macchina prenderà il posto dell'uomo. I miliardi di dati che abbiamo fornito e continuiamo a fornire alimentano costantemente ogni secondo la potenza degli algoritmi. Siamo pronti per il passaggio dall'uomo alla macchina. Il momento è arrivato ed i licenziamenti di questi periodi ne sono il sintomo. Le grandi aziende tecnologiche sono pronte al passaggio, imminente. Ci lavorano da anni.

Immagino abbiate visto ancora i CHAPTA, quei blocchi fastidiosi e noiosi che vi permettono di accedere ad alcune pagine web solo cliccando sulle immagini di autobus, semafori, biciclette, trattori, montagne o strisce pedonali. il termine CAPTCHA sta per Completely Automated Public Turing-test-to-tell Computers and Humans Apart, che si traduce letteralmente in “sistema automatizzato basato sul test Turing per distinguere esseri umani e computer”. Avete mai pensato alle ragioni per le quali le immagini sono sempre relative alle strade ed al traffico? Posso darvi un indizio: pensate a come poter insegnare all'IA a guidare autonomamente un'auto.

In questi giorni a Davos si tiene l'annuale forum del WEF. I temi trattati sono quelli dell'intelligenza artificiale, al progetto del cyberuomo, all'industria 5.0 e la robotizzazione spinta. Loro sono quelli che decidono il nostro futuro. Non è colpa loro. La colpa è solo nostra. Mi viene in mente il boscaiolo che si siede sul ramo, perché è più comodo, ed inizia a tagliarlo. Questo è l'obiettivo e noi, proprio per quello che ho detto poche righe sopra, ne siamo i primi promotori. Tranquilli, non c'è via d'uscita. Rimanete sereni seduti sul divano, con i social in una mano ed il telecomando della TV nell'altra. E respirate lenti, che troppa CO2 potrebbe un domani allagarvi casa, che vi servirà, quando non avrete da uscire per andare al lavoro. Si scherza, ma non troppo.